lunedì 18 giugno 2018

ER TITANIC DE NOANTRI STA ANCORA LI'...







di Bartolomeo Colleoni

Il modo migliore per nascondere una cosa è lasciarla in piena vista, scriveva – più o meno così – un certo Edgar Allan Poe. 

Sarà per questo che, per sbarazzarsi del troppo ingombrante relitto di un battello in acciaio di 40 metri, un mostruoso impatto ambientale all’interno di Roma, le istituzioni – per ora la citazione è generica – hanno pensato bene di lasciarlo riverso su una banchina del Tevere, sotto gli occhi del mondo, tanto che è visibile pure dal satellite. 
Così, da 10 (leggasi dieci) anni, la nave Tiber II, sulla quale un tempo si svolgevano romantiche gite notturne sul Tevere, giace dimenticata, fra la vegetazione che nel frattempo è cresciuta, e l’immondizia. 

Il 12 dicembre del 2008, nel corso della piena che fece trascorrere giorni tragici alla capitale, sindaco Alemanno, il battello ruppe gli ormeggi e si schiantò contro Ponte Sant’Angelo, lasciando dei segni sulle pietre secolari. 

Finita l’emergenza, fu lasciato naufragare e si “spiaggiò” sulla banchina di lungotevere della Vittoria, altezza civico 11, zona centrale di Roma. 
Qualcuno pose intorno dei plinti in cemento, per limitare eventuali spostamenti con l’acqua alta. Qualcun altro un cartello di divieto di accesso, per evitare le visite dei curiosi.  
Da allora sono trascorsi 10 anni, dicevamo. 
Roma e il Lazio hanno visto passare tre sindaci, un commissario straordinario e tre presidenti di Regione. 
L’ultimo dei quali, Zingaretti Nicola, al suo secondo mandato, e al governo grazie a una «maggioranza trasversale». 

Ora, sarebbe inutile evidenziare quale gigantesco problema possa derivare dal relitto, che un tempo conteneva centinaia di litri di olio, carburante, batterie, cavi, impianti, materie plastiche. Verrebbe quindi da domandare: possibile che nessuna associazione ambientalista, di quelle che organizzano campagne contro ogni genere di inquinamento, anche il più improbabile, abbia mai puntato il ditino contro? Strano che in dieci anni non si siano accorte di nulla. 
La competenza delle banchine del Tevere è della Regione Lazio. 
Lo evidenzia sui social lo stesso Zingaretti Nicola, promuovendo i fondi stanziati, ma solo per caso, anche in piena campagna elettorale. Gli enti interessati alla salvaguardia del fiume sono comunque tanti, troppi, anche per la burocrazia italica. Ovviamente c’è il Campidoglio, che, da parte sua, dovrebbe essere molto attento al mostro in pieno centro, non rappresentando una positiva cartolina della capitale d’Italia e della sua amministrazione. “Ecco il Titanic di Regione e Comune, il simbolo di Roma che affonda”: questo il titolo del comunicato stampa con il quale l’associazione RomaNuova portò alla ribalta il caso, un mese fa, denunciando ciò che è sotto gli occhi di tutti, ma che tutti fingono di non vedere, facendo diventare la notizia virale. 
Da allora nessuna istituzione è intervenuta per spiegare, mettere in sicurezza il relitto, offrire una soluzione, porgere le proprie scuse alla città. Nulla. Silenzio assoluto. Non solo. 
Il Comune ha siglato un Contratto di fiume volto alla salvaguardia dello stesso, dove il Tiber II non è citato. 
Zingaretti ha continuato a promuovere le iniziative di pulizia delle banchine, ma a quanto pare non quella dove c’è l’imbarazzante nave. 
Il relitto ora è abitato ed è facile notare la biancheria stesa dagli inquilini abusivi, di cui sono sconosciute le generalità. 
Del resto lo spazio non manca, ai tempi d’oro trasportava 350 passeggeri, più l’equipaggio. 
Pure della società armatrice nulla si sa. 
Nessuno ha reclamato il fantasma. Come nessuna indagine risulta mai essere stata aperta sul caso. “Questa è una strana storia”, direbbe il giallista Lucarelli. 
Una storia sulla quale perdura un misterioso silenzio. Chissà perché. 



mercoledì 15 novembre 2017

CHI PAGA IL VIAGGIO DI MR DI MAIO NEGLI USA?






Siamo assolutamente certe che il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio non abbia usato voli di Stato per la sua missione negli Stati Uniti d’America. 
Tuttavia qualche domanda noi Cicaline ce la stiamo facendo. 

Il Cerimoniale della Camera non è stato coinvolto in questo viaggio, cosa che fa ogni volta che un componente della Presidenza si sposta,  quindi non si capisce per quale motivo Gigi, ops Luis,  continui a definirlo istituzionale e perché sia computato in ‘missione’ nel registro presenze della Camera.
Errori di email del suo ufficio? 
Ma  non conveniva metterti in ferie, Gi'? 
Ah no,  stando in missione becchi comunque i soldini della presenza...
Sì sì lo sappiamo, Luigi, poi li restituisci ai contribuenti. 
Peccato però che l'elenco delle decurtazioni sia fermo al 2015.
(clicca qui)

Poi, tesoro, essendo andato negli Usa per accreditare il Movimento negli ambienti governativi statunitensi 
(lo sappiamo hai visto i vertici della Casa Bianca...come il vice-vice assistente vicario del segretario di Stato alle questioni europee Mr Vattelappesca e qualche altro autorevole sottopanza del sottobosco di governo)   
la tua è una missione politica 
e non istituzionale.

Ti dobbiamo spiegare le differenze con un disegnino?
In secondo luogo, vorremmo sapere chi pagherà le spese del viaggio, gli alberghi, le cene, gli spostamenti.
 Siamo certi che il conto sarà saldato dalle casse dei grillini 
e non certo attingendo ai soldi pubblici 
della Camera dei deputati, vero? 
A proposito, visto che della trasparenza il Movimento ha fatto bandiera, ci aspettiamo che tutti gli scontrini e le fatture siano pubblicate sul tuo sito e con tanto di pagamenti effettuati dalla Casaleggio associati. 

Comunque al netto delle polemiche,  è evidente che in qualità di  candidato premier, dopo 4 anni e mezzo di rodaggio parlamentare come vicepresidente, tu abbia fatto un po’ di confusione tra il suo ruolo politico e quello istituzionale. 
E dire che se ci è riuscita la Pivetti...
E' difficile, certo, tutti quei cavilli, quei rituali, quel rispetto delle forme senza neppure un vaffanculo urlato nei corridoi, 
 ma se vuoi  guidare il Paese, Gigi, dacci retta, devi mettere il turbo alle sinapsi...
Come in questo caso, per esempio...

Qui sei stato bravissimo: non ti si può nascondere niente...!


venerdì 24 marzo 2017

LONDRA, LA REPUBBLICA DELLE CENSURE...QUEL CORO DI NO VENIVA DAL PD MA NON LO DICE...








Terribile il video di Repubblica... 

Peccato però che non dica da chi sia partito 
l'indecente coro di no! 
Ve lo spieghiamo noi.
 Quell'indecenza è partita dall'emiciclo lato sinistro, 
dove poggiano le chiappe d'oro i deputati del Pd, 
di Sinistra Italiana. 
I deputati erano evidentemente  troppo stanchi per la lunga seduta che ha visto l'approvazione del dl terremoto.
Avevano l'ansia di tornare a casa. 
Il trolley chiamava e loro rischiavano di perdere il treno.
Lo hanno perso comunque... 








mercoledì 15 giugno 2016

A LATINA, COLETTA INCIAMPA SUL MATTONE...




Al posto di Falce e Martello come simbolo del glorioso Partito Comunista bisognerebbe mettere calce e martello. 
I compagni di oggi non sono come quelli di ieri che le case le espropriavano. 
 Ora compagni le case le acquistano,  come il più becero dei capitalisti. Ma a differenza dei capitalisti, il prezzo è scontato. Molto scontato. Troppo forse. 
Ed è quello che è accaduto a Emiliano Coletta, figlio del  candidato sindaco Damiano Coletta (nella foto) che, per via di questo felice  affare del figlio, potrebbe avere qualche piccolo conflitto d’interessi nel caso in cui diventasse primo cittadino di Latina. 
Questa è la storia.


Il 14 dicembre 2015 Emiliano acquista dalla società UNOERRE srl un appartamento di nuova costruzione con rimessa pertinenziale a Latina, in via Roccagorga, 20/24, con Atto a rogito del Notaio Giuseppe Celeste (Rep. N. 83003 Raccolta n.31909)), atto trascritto con Nota di trascrizione il 30 dicembre successivo e registrato all’Agenzia delle Entrate. 
La compravendita (con agevolazione prima casa) viene effettuata per un importo di 170.000 euro più iva, dei quali 90.000 versati con assegni e i restanti 80.000 mediante accollo del mutuo.
Le visure catastali dell’immobile lo descrivono così composto: 4,5 vani per 98 mq complessivi (di cui 90 coperti) in categoria A/2 (rendita catastale 371,85) e 23 mq la rimessa, categoria C/6 (rendita 83,15).
L’Osservatorio del Mercato Immobiliare della stessa Agenzia delle Entrate, che fornisce le quotazioni medie degli immobili, per un immobile nuovo, in ottime condizioni di manutenzione nella zona di via Roccagorga, stima un prezzo minimo di 2250 €/mq e massimo di 2650 €/mq. Trattandosi di un immobile di nuova costruzione (completato a giugno 2015), non c’è dubbio che la stima dei valori sia prossima o uguale al massimo indicato, cosa che farebbe quotare l’intero immobile a oltre 250.000 €.


Il prezzo dichiarato nell’atto di compravendita sarebbe quindi più basso di almeno un terzo rispetto al suo valore reale.
Per cercare di capire le ragioni di tale trattamento di favore, occorre indagare sui rapporti tra la società costruttrice e la famiglia Coletta: la zia di Emiliano, Adele, sorella del candidato sindaco per “Latina Bene Comune”, è l’avvocato che patrocina alcune delle cause delle società della famiglia di costruttori Riccardo.  Massimo Riccardo è implicato in una serie di contenziosi con il Comune di Latina, dei quali il più noto alle cronache è il sequestro del cantiere famoso alle cronache come “il gigante buono”, con ordine di demolizione di opere abusive. 

Altri più recenti contenziosi con l’Amministrazione comunale sono insorti a seguito della decisione del Commissario di annullare i Piani particolareggiati edilizi. Lo stesso Massimo Riccardo compare nel video riportato da “Il Giornale di Latina” (ancora consultabile in rete) mentre il 15 marzo scorso interviene nel cantiere in corso proprio a Via Roccagorga mentre la Polizia Municipale procedeva al sequestro del cantiere per presunte trasformazioni abusive dei locali tecnici agli ultimi piani. Simone Riccardo possiede il 51% delle quote della UNOERRE srl, della quale è amministratrice la socia di minoranza e sua madre Rosa Belani, società dalla quale Coletta ha acquistato l’immobile a un prezzo fuori mercato. 

A rappresentare la società al rogito, in virtù di una procura, è un altro membro della famiglia Riccardo, il padre Gaetano.
Sarebbe utile comprendere per trasparenza a beneficio di tutti, quali risposte può fornire il candidato sindaco Damiano Coletta a queste domande:



         La registrazione del prezzo di 170.000 € al Rogito e all’Agenzia delle Entrate corrisponde al reale prezzo pattuito, o rientra in una tipica operazione di parziale occultamento dei redditi a fini di evasione delle imposte?
        Se il prezzo è quello realmente versato, lo “sconto” del 30/35% applicato dalla UNOERRE a cosa è dovuto? E’ il corrispettivo per le parcelle dovute a seguito delle prestazioni professionali rese in favore dello stesso gruppo imprenditoriale da sua sorella Adele, versato sotto altra forma?
          Se ritiene che il prezzo corrisponda al reale valore di mercato dell’immobile, è in grado di spiegare perché vi sia tutta questa differenza con le stime dell’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia delle Entrate? E’ in grado di sostenere che anche gli altri appartamenti ancora in vendita nello stesso immobile abbiano lo stesso prezzo?
Infine...


         Quale garanzia di imparzialità può fornire ai cittadini di Latina, qualora venisse eletto sindaco, in relazione ai contenziosi che vedono il Comune opposto agli interessi del gruppo Riccardo? Non ravvisa alcun potenziale conflitto d’interessi nei confronti di un gruppo che si affida alle cure legali di sua sorella Adele e che vende con prezzi così generosi una casa a suo figlio Emiliano?




Nella speranza che voglia rispondere, noi mettiamo a disposizione i nostri spazi virtuali per chiarire una vicenda che di virtuoso ha davvero poco. 

giovedì 21 aprile 2016

LA LUPA E' TORNATA...ALLA CAMERA DEI DEPUTATI!




 Nuntio vobis guadium magnum: LA LUPA E' TORNATA! 
Immensa gioia tra i cultori della sala per antonomasia! 
Chiusa da quasi 4 anni per un crollo dell'intonaco del soffitto, finalmente potrà tornare ad accogliere illustri relatori e ospiti per convegni altamente istituzionali quanto pallosissimi. 
Sostituita in questi anni dalla Sala della Regina - gigantesca- e dalla Sala Aldo Moro- molto angusta- la Sala della Lupa era il luogo da cui il presidente della Camera Gianfranco Fini lanciava soporosissimi messaggi subliminali al Governo Berlusconi e ai suoi ministri, o dove si svolgevano mostre rievocative dei fasti italici. 
Simbolo della Repubblica italiana, in quel principesco salone furono letti i risultati del referendum del 1946 e prima ancora il luogo dove si decise l'Aventino contro il regime fascista, la Lupa riaprirà  indovinate un po' quando...il 2 giugno...ovviamente, giorno della Festa della Repubblica e alla presenza del Capo dello Stato Mattarella. 
Per scaramanzia, si eviterà  di farlo accomodare sulla sedia dove sedette l'ultima volta, il 10 luglio 2012,  il suo predecessore Napolitano.  
Il giorno dopo, un pezzo di intonaco cadde esattamente nel punto dove stava seduto Re Giorgio. 
Quando si seppe dello sventato rischio, 
qualcuno si sentì male per lo scampato pericolo. 
Altri, soprattutto tra i parlamentari forzisti,  se ne rammaricarono: 
un incidente istituzionale avrebbe fatto giustizia di tante nequizie subite. 
I lavori ristrutturazione sono durati un anno. 
Iniziarono nel 2015 a causa di problemi con la Sovrintendenza. 
Certo, quel giallo ocra è poco istituzionale,  molto stile Versailles. 
Ma non dubitiamo che l'architetto o architetta che ha curato il restyling avrà studiato con molta attenzione e perizia tutte le sfumature cromatiche. 
Qualcuno storce la bocca. 
I puristi del colore sibilano contro i 'casini' cromatici, un po' troppo azzardati per l'autorevolezza del luogo. 
Ma tutto sommato, si rassegnano. 
Finalmente la Camera dei deputati torna a 'ululare'. 
Renzi, che non ha mai messo piede nella simbolica sala, sarà invitato all'inaugurazione riservata che la presidente Boldrini sta pensando di organizzare? 
Quell'oro sulle pareti fa molto Re Sole. 
"Proprio perfetto per Matteo". 


venerdì 19 febbraio 2016

AH GUI'...A ROMA NON SERVE L'UOMO DEL FARE...MA L'UOMO DEL DARE...





Ma quanti soldi c’ha in tasca ‘sto Marchini? 
Boh, ma a naso tanti, probabile tantissimi, forse molti liquidi, anzi liquidissimi. 
Tornare dalla Sierra Leone per farsi infilzare come un toro alla corrida è un’operazione da specialisti. Mannaggia Guido, ma che sei tornato a fa’? Lo sanno tutti i più grandi della terra che l’Africa esiste solo nell’immaginario collettivo, Francesco c’è andato per una toccata e fuga giusto il tempo di aprire la Porta Santa, Wuolter ‘ma anche’ no, c’ha scritto infatti un pallosissimo libro pietista, ma col piffero che c’è rimasto… Vuoi mettere Gui’, aspettare la prescrizione a cavallo dell’equatore anziché rispondere al ‘viscidismo’espresso di martedì su la Sette dove ti fanno già condannato?!

Gli ‘augelli’ del malaugurio però, che macumbano sulle tue pendenze, non hanno mica perso tempo e come sei sbarcato a ‘fiummicino’ – tu che parli come un bergamasco anche se sei nato a Roma mettici sempre due emme così sei più local, fatte servi’ (!) – hanno carbonato. E alla grande.
Gira voce che ‘Gello’ Augello - di orecchio in bocca suona così per alcuni capiservizio – il ‘fibocchio’ della destra cacio e pepe giochi con Gianni e Ciccio come fa il gatto col gomitolo. Li chiama, li istruisce e li converge.




 Sono l'ascia bipenne di ‘Gello’, a un Gianni che sta così e così, a ‘sto giro vanta più guai giudiziari lui che le barzellette sui ‘caramba’, c’è un Ciccio che sta gonfio e dritto su Ponte Sisto e benché infilatosi da solo in questo casino della candidatura – a uno di Forza Italia pare abbia detto ‘Aò so’ pronto a ritiramme se Marchini vince le primarie del centrodestra’ – non sa più come uscirne.
 Inciuciare per minare Bertolaso, far cadere le braghe a Berlusconi e tornare a bomba su Marchini.
Allora, ‘Gello’ dopo la zozzata con Ncd è marchiato e senza truppe cammellate e vanta appena qualche cane sciolto e qualche cagnetta dalla coda tinteggiata di verde.... 
Un amico che lo conosce bene dice che Gianni fissa il muro nonostante sia una cifra ringalluzzito dalle suggestioni finiane. 


A Palazzo Grazioli stanno ancora a ride perché pare che Ciccio seduto davanti al Presidente e alla presenza di Bordoni abbia esclamato de panza: ‘Preside’ io sto all'8%’ con l'ostiense forzaitaliota   che avrebbe risposto ‘te piacerebbe France’, magari davanti all’otto mettice uno zero virgola davanti’...e giù risate.

 Caro Guido vogliono che affondi, se ti si tolgono dagli zebedei se pijano Roma co’ Marchini. La vera emergenza è che ti ritiri da solo, prima che mettano nel cesso di Berlusconi altri sondaggi farlocchi e sia lui a dirtelo, oppure smetti di dire minchiate e cominci a fare il candidato sindaco del centrodestra. Non so se hai capito: a Roma non serve ‘l’uomo del fare’, semmai…'l’uomo de dare’, capito adesso perché ti scaricheranno e convergeranno tutti su Marchini?
Guido caro, fattene una ragione e risolvi questa emergenza…Please…

venerdì 27 novembre 2015

VATILEAKS, QUELLE STRANE SOMIGLIANZE TRA IL CODICE PENALE DEL VATICANO E QUELLO DELL' URSS


esclusiva del Cicalino



Qualche decennio fa “Civiltà Cattolica” pubblicava un articolo intitolato “Unione Sovietica: nuovo tipo di lotta contro la libertà religiosa”. Si notava che “nessuna dittatura s’è mai  sentita abbastanza sicura se non è riuscita a controllare anche i pensieri più reconditi dei propri sudditi. Il codice penale sovietico ha subito una modifica che è molto significativa al riguardo: il 22 settembre dell’anno scorso venne, infatti, approvato un paragrafo all’art.190 di questo codice; la modifica stabilisce che ‘la diffusione sistematica, fatta oralmente, di dicerie conosciute come false e libellistiche nei riguardi della struttura governativa dell’Unione Sovietica, la preparazione e distribuzione di scritti in stampa o in qualsiasi forma che riguardano le stesse dicerie’ è punibile con la reclusione per tre anni o con il lavoro forzato per più di un anno, o con multa superiore a 100 rubli”.




Oggi, due giornalisti italiani, Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, sono sotto processo in Vaticano con il capo d’accusa di violazione dell’art.116 bis del Codice penale
Introdotto da Papa Francesco, dispone: 
“Chiunque si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con la multa da euro mille ad euro cinquemila. Se la condotta ha avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto anni. Se il fatto di cui al comma precedente è commesso per colpa, si applica la pena della reclusione da sei mesi a due anni”.


L’articolo del Quaderno 2803 della rivista dei gesuiti è del 1967.
La data precisa è il 1° aprile.
Non è mai troppo tardi per ridere.

mercoledì 25 novembre 2015

BRUTTA ARIA OSCURANTISTA A ROMA...TRONCA, IL COMMISSARIO, TRONCA LE AGENZIE DI STAMPA




Ma da uno con un nome così che cosa potevi aspettarti?  
Un tronca-mento...
L’arrivo a Roma  del commissario prefettizio, noto per  il pedissequo e rigoroso rispetto della libertà di stampa e dei giornalisti…, ha già prodotto i risultati (non) sperati. 
Un immediato risparmio sul diritto d’informazione. 
Essì, perché tutto ha un costo reale ma soprattutto simbolico. 
Per cui cosa s’inventa il creativo Tronca? 
Troncare le agenzie di stampa ai gruppi consiliari del Comune di Roma. 
Il  consiglio è sciolto  e  i consiglieri sono  ex.  Quindi che bisogno c’è di tenere collegate le indispensabili ma  costose agenzie? Quindi per Tronca si tagliano. 
Certo, c’è il Giubileo,  che noia! 
c’è l’emergenza terrorismo e  sicurezza…che vuoi che siano…
Ci sono le emergenze quotidiane dei municipi,  a tutt’oggi rimasti in piedi con presidenti e giunta e consigli municipali. 
Insomma, tutte inezie che possono- anzi devono-  essere tranquillamente ignorate dagli ex consiglieri comunali. 
La decisione è arrivata con una lettera direttamente alle agenzie di stampa firmata da una diligente dirigente del Comune di Roma su input del diretto superiore. 
E poi che problema c’è se quei curiosoni degli ex consiglieri comunali vogliono informarsi, comunicare, sindacare.

Troppa democrazia…
E’ tempo di commissari prefettizi. 
È tempo di silenzio. Fateli lavorare…
Ah…Tronca è molto benvenuto, cioè benvoluto in Vaticano. 
Quello Stato che sta processando Nuzzi e Fittipaldi per aver pubblicato i libri del demonio…
Amen. 

venerdì 6 novembre 2015

BALLARO': SONDAGGI SCIENTIFICI PRO-MARCHINI, TESTATE 350 PERSONE SU OLTRE 2MILIONI E 300MILA ELETTORI...


Le Cicaline sono romane. 
E si sa che ai romani tutto puoi fare ma non prenderli per il culo. 
Loro hanno l'esclusività...
Allora ieri sera siamo saltate sul ramo dov'eravamo 'addivanate' vedendo i risultati dei sondaggi diffusi a Ballarò sul gradimento dei romani nei confronti dei possibili candidati. 
Vi deliziamo con il lancio dell' agenzia Omniroma che lo ha riportato: 


COMUNALI,SONDAGGIO EUROMEDIA-BALLARÒ:MARCHINI MIGLIOR SINDACO PER 25,2% ROMANI+
(OMNIROMA) Roma, 05 NOV - Secondo un sondaggio realizzato tra il 2 e il 3 novembre da Euromedia Research, l'istituto diretto da Alessandra Ghisleri, per Ballarò rileva che Alfio Marchini è per il 25,2% dei romani il miglior sindaco per la Capitale, con un tasso di indecisi che si attesta al 31.8%, battendo Giorgia Meloni (23,5%), Raggi (19,1%), Barca (15,0%), Lorenzin (10%) e il sindaco uscente Ignazio Marino (7,2%). Il sondaggio è stato condotto da Euromedia research per Rai-Ballarò presso un campione di 350 persone rappresentativo della popolazione maggiorenne di Roma secondo genere ed età. (...)

Panico...lo abbiamo sentito noi appollaiate sul ramo...
figuriamoci i romani in casa, i candidati sindaci, i loro sostenitori, i partiti, i giornali e le tv! 
Essì perché per quanto possano essere manipolabili le intervistine cazzo, però lo stacco rispetto agli altri, in particolare rispetto alla Meloni, tra le più 'reputate' nella Capitale, non è da poco. 
Poi vai a rileggere con lucidità ed ecco che esce fuori l'inganno. Il primo è che il sondaggio è stato fatto dalla fiduciaria di Berlusconi, la Ghisleri. E già qui..Poi però ti rendi conto che la vera truffa sta nei numeri. In particolare, il 
il numero dei sondaggiati. Che sono stati ben...
350!! Sì, proprio trecentocinquanta! 
La bellezza di 350 interviste su una popolazione elettorale di  2.359.119 persone. 
Una domanda a Giannini, agli autori, ai vertici Rai: 
ma davvero pensate che la gente  a Roma  sia così cojona? 
A rega...dateve 'na regolata. 

Ps: @Roberto Fico, caro presidente della Vigilanza Rai, vogliamo dire qualcosa? 

venerdì 23 ottobre 2015

PER LAURA BOLDRINI IL LIBRO POLITICO ALLA CAMERA? INUTILE...



Per chi,  come le Cicaline,  vive a Palazzo da circa un decennio 
la Giornata del Libro Politico rappresentava un momento  
di sacra riabilitazione della democrazia, 
strappata all'insultificio quotidiano, 
allo squallore del politichese, alla litigiosità contingente. 

L'evento, ideato nel 2008 dall'intellettuale Aldo Di Lello nel primo anno della presidenza Fini, 
aveva il pregio di far uscire il Palazzo dal dibattito quotidiano, e innalzarlo alla sfera delle idee, delle  grandi categorie della politica, dell'editoria, del confronto 
tra pensatori, giornalisti, professori, e politici. 

Una tre giorni nella quale la Camera 
metteva a disposizione dei cittadini le sale più belle, 
quella della Regina per esempio 
dove attraverso un percorso ragionato si potevano consultare, leggere e volendo acquistare, le novità editoriali più interessanti e più insolite. 
L'apertura inaugurale, ovviamente, sempre del 'padrone di casa', il presidente che non poteva far mancare il suo contributo al sostegno del libro politico. 
Con l'arrivo di Laura Boldrini, cominciò a circolare l'ipotesi di un ridimensionamento della manifestazione, molto amata dai visitatori e dai piccoli editori che infatti erano sponsor dell'evento. 
Con la presidenza Boldrini, per un paio di anni 
la Giornata è andata avanti, un po' stancamente. 
Finché quest'anno...
Pregustando  l'emozione di varcare la soglia 
della sala della Regina...
ci siamo ritrovate completamente spaesate. 
Ingresso sbarrato.
Prendiamo il programma e subito constatiamo che 
la Giornata del libro politico è stata praticamente 
ridotta a brandelli: 
si fa in un solo giorno e per di più non tutta alla Camera ma 
presso la libreria Feltrinelli e presso la libreria Arion. 
Non c'è più la possibilità di fare incetta di libri, aiutando soprattutto i piccoli editori che molto più degli altri avevano bisogno di questi momenti di visibilità. 
Nulla. 
Ci siamo affacciate alla Sala Aldo Moro: 
si stava svolgendo la presentazione del libro 
'Sud, vent'anni di solitudine' di Giuseppe Soriero della Donzelli Editore. 
Il pubblico? In perfetta solitudine, quattro coraggiosi in prima fila assistevano al confronto tra Stefano Folli, Gerardo Bianco, Carmen Lasorella e Bruno Tabacci. 
Ovviamente, nessun intervento della presidente della Camera Boldrini, 
né un collegamento tramite web tv. 
Nulla. 
L'unica chicca, il manoscritto del 1968 di Alessandro Manzoni: 
"Dell'unità della dell'lingua e dei suoi mezzi per diffonderla". 
esposto presso il corridoio dei busti.
Che erano tanti. Sicuramente più dei visitatori. 
Anche così muore ogni giorno la democrazia. 

per il programma completo clicca
qui




lunedì 12 ottobre 2015

CAMERA DEI DEPUTATI, OGGI #OPENBARBERIA...A TUTTI, ANCHE AI DIPENDENTI...


       
    
Sull'onda della trasparenza politico-amministrativa inaugurata dalla Presidente Laura Boldrini, un nuovo servizio oggi diventa #open...: la barberia della Camera, luogo mitologico riservato ai soli deputati  e alle sole deputate con ansia della ricrescita..., è finalmente aperto a tutti e a tutte. 
La grande novità, che rivoluzionerà i rapporti tricologici camerali nel rispetto dell'autodichia attribuita all'organo costituzionale..., è giunta con una email a tutti i dipendenti che hanno l'accesso al Transatlantico, altro topos della geo-politica parlamentare. 
Della questione si è occupato il Collegio dei Questori, evidentemente preoccupato dell'immagine unta e bisunta dell'Istituzione, che ha dato l'autorizzazione. 
Sarebbe interessante leggere il resoconto dell'acceso confronto,  che di certo, vista la gravità della decisione,  avrà scompigliato le chiome dei composti Questori, il civico montiano Stefano Dambruoso, il democrat Paolo Fontanelli e il berlusconiano Gregorio Fontana.   
Questo il testo della lettera:
"Facendo  seguito a quanto deliberato dal Collegio dei Questori l'8 ottobre 2015, si comunica che da lunedì 12 ottobre 2015 i soggetti autorizzati all'accesso al Transatlantico in via permanente potranno - nei soli giorni in cui l'Assemblea non tenga seduta con votazioni - usufruire dei servizi erogati dalla barbieria.

            Si fa presente che l'orario di apertura della barbieria è dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20.
           
            I  pagamenti, sulla base delle tariffe vigenti, potranno essere effettuati sia mediante tessera
a scalare sia in contanti. Si ricorda che il servizio è aperto anche all'utenza femminile".

Tra le potenziali clienti muliebri, una domanda impazza: 
"Ma saranno capaci di fare gli chatouches, i ruffle  e i balayage o sono fermi ai colpi di sole con le cuffiette..."

venerdì 10 luglio 2015

ALLA CAMERA TORNA DI MODA IL GODIMENTO (MA SENZA BERLUSCONI...)






Anche alla Boldrini piace godere...
Essendo compagna però qualche senso di colpa 
se lo deve pur far venire. 
Non siamo più ai tempi della Camera di berlusconiana memoria, 
quando scie di testosterone ed estrogeni piroettavano nei corridoi di Montecitorio, 
con picchi di orgasmi muliebri in ogni dove e pacchi virili ben in vista. 
Coppie segrete, coppie clandestine, 
amori trasversali e triangolari su tacco 12 
e in guépière sotto mises sadomaso...
No. Con la fuoriuscita di Berlusconi dalla Camera (e poi anche dal Senato) 
una soporifera asessualità ha lentamente avviluppato gli ambienti una volta ben più vivaci. 
Ah  se i sofà potessero parlare...
Oggi che noia: 
questi 5stellati, così bacchettoni ancorché nel pieno dell'età virile... 
questi sinistrati di Sel che godono più davanti a Tsipras che davanti a un decolté 4^ misura fascia C.
E che dire degli ex democristiani, abbandonati dal vivacissimo Casini, che in fatto di casini...pare ne abbia combinati, previo segno della croce e confessione postuma... 
E che dire dei democrat...quelli poi...poracci, troppo impegnati in seghe  (ma mentali) di partito, avrebbero bisogno che sparisse Renzi per ricominciare a pensare al sesso... 
A  destra poi. Una morta gora. 
Apatia totale. 
Astenia. 
Oggi però, dopo tanta castità, qualcosa si è mosso, anzi smosso. 
 Una iniziativa curiosa, neppure propagandata dall'ufficio stampa di Montecitorio, in assoluta clandestinità mediatica  è stata realizzata 
proprio alla Camera dei deputati. 
In sala Aldo Moro. 
Il che è tutto dire. 
Si tratta della presentazione del libro 'Teresa fra angoscia e godimento'. 
Un titolo promettente...
Chissà che non si tratti della bio hard di qualche olgettina. 


Poi leggi il sottotitolo e l'incipiente libido dei fasti berlusconiani si smonta subito: 
"Psicanalisi di una santa". 
Essì. 
Si parla di Santa Teresa di Avila. 
Presenti, on. Binetti, 
Livia Turco, e  tante, tante sorelle:  suore in abito talare estivo.  
Che, purtroppo, non è quello indossato da 
Nicole Minetti. 
La Camera del coito interruptus...




venerdì 19 giugno 2015

IL DITO MEDIO? IN GRECIA VAROUFAKIS NE USA 5 PER SFANCULARE L'EUROPA




di Andrea Koveos 
@andreakoveos

Prendi questa mano. In Grecia mostrare a una persona le cinque dita aperte è un’offesa pesante. 
Tutto, si sa, è nato nella terra dei filosofi. 
 E quindi anche degli insulti si è fatto una scienza a cui molti barbari hanno attinto, in maniera modesta per altro. Infatti lì dove la maggior parte del mondo si accontenta di indicare timidamente un dito solo (quello medio), gli ellenici ne sfoderano cinque e in alcuni casi perfino  10. 
Con la “Muntza” (così è chiamato il gesto in lingua originale) si getta una maledizione contro la persona cui è rivolta, provandone profondo disgusto. 
In sostanza gli si augura ogni sorta di male. 
Le origini di questa offesa sono incerte; c’è chi sostiene che durante il periodo bizantino fosse un modo per spaventare l’avversario di turno auspicandogli una punizione esemplare, come la galera, che a quell’epoca non doveva essere un albergo a 5 stelle. 
Ora la foto che ritrae Varoufakis mentre mostra la “Muntza” sembra effettivamente involontaria. 
Quello che pensa dell’Europa se lo tiene per sé. 
Certo non sono né complimenti, né salamelecchi. 

giovedì 18 giugno 2015

ALFANO NON COMMISSARIA ROMA PERCHE' PERDEREBBE MARCHINI...




di Cesarino Giulio
Arrestati, indagati, concussi e discussi, il Campidoglio sembra la succursale di un braccio di Regina Coeli, nei dipartimenti comunali girano più Ros che dipendenti e le microspie in via delle Vergini stanno traslocando nella nuova sede di via del Tritone. 
Di fronte alla drammatica escalation di ammanettati che somiglia agli indianini di Agatha Christies – chi sarà il prossimo? - e alla faccia dell’ultima delibera di consiglio sui residui di bilancio passata tra assenteisti e astenuti della maggioranza, c’è comunque chi resiste e non cede. 
Non arretra e non cade. 
‘Barbinomarino’ non ci pensa proprio a lasciare il suo scranno. Magnifica di aver fatto pulizia ma almeno una “decina” di “stelle” tra i suoi figuri più fidati, di cui uno spostato di ruolo prima che arrivasse l’ondata di dicembre, compaiono pesantemente nei verbali al vaglio della magistratura. E’ la 'sindacografia' di un uomo ritrovatosi comandante ma incapace a comandare, a sinistra e a destro conosciuto come il marziano e al popolo di Roma come il sindaco più pazzo del mondo.  
Incline al viaggio – passa più tempo in America che in Campidoglio – si dimentica della meta, pedonalizza a buffo, si vanta di scegliere manager attraverso curricula e riesce a nominare persone indagate  o senza requisiti. 
Sega lo stipendio a 24mila dipendenti e decide che i romani che vorranno prendere il caffè con la cremetta all’Estauchio dovranno pagare il pedaggio. 
Accerchiato e congelato, rimane in piedi mentre la Capitale sprofonda. 
Ieri cabinato con tanto di regia per la gestione della città e oggi commissariato sul Giubileo è fin dal suo insediamento una linea telefonica morta con modalità ricevente. 
Rutelli, Veltroni e Alemanno si sarebbero dimessi da un pezzo ma lui no, non ha gerarchie a cui rispondere o vassallaggi da difendere, è un uomo di apparato ma non di budello e quello che accade nel ventre dei circoli piddini e nelle lotte fratricide tra correnti sinistrorse, le stesse che oggi sono state spezzate e spazzate via dall’inchiesta Mafia Capitale, 'je rimbarza'. 
Ora, in un Comune dove gli unici rimasti a piede libero sono Giulio Cesare nell’Aula Senatoria e Marc’Aurelio in piazza del Campidoglio, Marino non ha molte chance. 
Fatto salvo che l’Amministrazione comunale molto difficilmente sarà sciolta per infiltrazioni mafiose, e non tanto perché non ci sono gli estremi ma soprattutto perché tale decisione implicherebbe la non ricandidabilità per 5 anni di tutti gli eletti di tutti gli schieramenti politici – decreto legislativo 18 agosto 2000, art 143 (modificato dalla legge 94 del 2009). 
Ed attualmente fra quegli eletti risulta anche il potenziale candidato su cui Fi, Ncd e rimasugli vari puntano a mettere cappello e su cui il grande retroscenista di lotta e di governo da ex Pdl si sta giocando l’ultima goccia di credibilità su Roma. 
Ritrovarsi quindi fuorigioco il coniglio dal cilindro sarebbe un bel problema non solo per quel pezzo di centrodestra in cerca di leader ma anche per la grande economia romana oggi alla canna del gas. Pertanto, la lepre deve correre.  
Il Cara di Mineo è una bomba ad orologeria che se esplode davvero lascerebbe morti e feriti, far dimettere quindi Marino farebbe da apripista alle elezioni del 2016 sul nazionale, una scadenza per Renzi quasi irrinunciabile visti i pessimi risultati delle regionali. Ma fin qui, tutto sommato, siamo ancora nell’alveo delle ipotesi da exit strategy, mentre una strada concreta percorribile che porta dritta dritta alle dimissioni dell''imbullonato' è sicuramente la sfiducia da parte della maggioranza. 
In Campidoglio tira brutta aria, gira voce di una una terza ondata e in tanti, da tempo, sobillano che stavolta riguarderebbe il vicesindaco. A quel punto per i consiglieri Sel e per più di qualcuno del Pd si concretizzerebbe un’occasione ghiotta per mandare a casa Marino, sfiduciandolo, e rimanere così intonsi e pronti per un altro giro.