venerdì 27 novembre 2015

VATILEAKS, QUELLE STRANE SOMIGLIANZE TRA IL CODICE PENALE DEL VATICANO E QUELLO DELL' URSS


esclusiva del Cicalino



Qualche decennio fa “Civiltà Cattolica” pubblicava un articolo intitolato “Unione Sovietica: nuovo tipo di lotta contro la libertà religiosa”. Si notava che “nessuna dittatura s’è mai  sentita abbastanza sicura se non è riuscita a controllare anche i pensieri più reconditi dei propri sudditi. Il codice penale sovietico ha subito una modifica che è molto significativa al riguardo: il 22 settembre dell’anno scorso venne, infatti, approvato un paragrafo all’art.190 di questo codice; la modifica stabilisce che ‘la diffusione sistematica, fatta oralmente, di dicerie conosciute come false e libellistiche nei riguardi della struttura governativa dell’Unione Sovietica, la preparazione e distribuzione di scritti in stampa o in qualsiasi forma che riguardano le stesse dicerie’ è punibile con la reclusione per tre anni o con il lavoro forzato per più di un anno, o con multa superiore a 100 rubli”.




Oggi, due giornalisti italiani, Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, sono sotto processo in Vaticano con il capo d’accusa di violazione dell’art.116 bis del Codice penale
Introdotto da Papa Francesco, dispone: 
“Chiunque si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con la multa da euro mille ad euro cinquemila. Se la condotta ha avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto anni. Se il fatto di cui al comma precedente è commesso per colpa, si applica la pena della reclusione da sei mesi a due anni”.


L’articolo del Quaderno 2803 della rivista dei gesuiti è del 1967.
La data precisa è il 1° aprile.
Non è mai troppo tardi per ridere.

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