venerdì 7 dicembre 2012

COMUNICATO STAMPA DEL CICALINO SU DECISIONE SENATO E CAMERA DI OSCURARE LE RASSEGNE WEB

COMUNICATO STAMPA
 IL CICALINO BLOG: GLI EDITORI LA SPUNTANO?
BOICOTTAGGIO DELLE EDICOLE E DEI PORTALI LEGATI AI GIORNALI

 Il Cicalino ha perso la battaglia #Nocensurerassegneweb.
Il blog insider parlamentare,  che per primo aveva denunciato l’oscuramento da parte delle istituzioni, a cominciare da  Palazzo Chigi, delle rassegne web a seguito delle richieste avanzate dalla Fieg, ringrazia tutti coloro che avevano sostenuto la campagna internet sulla libertà di consultazione. In particolare Gianni Riotta che con la sua autorevolezza aveva innalzato il livello del dibattito e animato per intere settimane il confronto con l’hashtag #nocensurerassegneweb.
La delusione è grande e anche piuttosto dolorosa.
Ci avevamo creduto fino in fondo: avevamo creduto che ci potesse essere ragionevolezza e buon senso da parte degli editori. Avevamo creduto che si potesse raggiungere un compromesso che coniugasse da una parte l’innegabile diritto al profitto  dell’azienda editoriale e la tutela del diritto d’autore, con le incessanti trasformazioni della comunicazione 2.0, con il diritto dell’utente web di avere un’informazione completa e pluralista,  dall’altra.
Gli editori invece hanno voluto non  vincere, ma  stravincere: puntando pubblicamente alla tanto decantata tutela del diritto d’autore, ma dissimulando il loro vero obiettivo,  rivendicare il diritto di fare profitto infischiandosene dei lettori 2.0 e del mercato on line. Ignorando quella magnifica rivoluzione democratica che è il web.
Quel che è inaccettabile e vergognoso è la loro ipocrisia: a loro, agli editori,  del diritto d’autore non interessa un fico secco, né interessa la tutela dei loro autori, dei loro giornalisti e dei loro commentatori, usati come  foglia di fico per nascondere ‘lo sterco del diavolo’:
la cupidigia del  guadagno a tutti costi senza avere un minimo senso etico e responsabilità sociale d’impresa.
Do you understand…?
Sì, la responsabilità sociale d’impresa, cari editori, quella che si sta diffondendo ovunque e che ‘impone’ all’imprenditore di  restituire alla società qualcosa dei suoi profitti attraverso iniziative per la comunità dalla quale riceve gli strumenti economici per poter andare avanti.
La malafede è dimostrata dall’incapacità  di riformare la legge sul diritto d’autore, ferma al 1941. La Fieg ha ottenuto il massimo  forte della debolezza della politica, che usa internet e il 2.0 solo per fare comizi.
Nella patetica speranza che i cittadini tornino  nelle edicole, gli editori  hanno commesso l’errore più grande. Escluderli dalle loro decisioni.
Peggio per loro.
Per quanto ci riguarda, noi con i giornali non ci incarteremo più neppure il pesce, boicotteremo le edicole nella speranza che tanti ci seguano.
Diceva un ‘primate’ della I Repubblica:
“La politica è sangue e merda”.
Oggi è solo merda.
Amen.

martedì 27 novembre 2012

@GiorgiaMeloni e il falso manifesto tarocco: caccia alle untrici amazzoni...



Si sta scatenando un dubbio esiziale nel Pdl, o in quel che ne rimane.
Una domanda che non ha nulla a che vedere con i destini Patrii e con la legge elettorale, né con la nuova formazione annunciata da Berlusconi.
Sulla rete non si parla d’altro. Blog, tweet, messaggi privati anche di onorevoli deputati del Fli:
“Ma la foto di Giorgia Meloni è vera o è taroccata?”…


per continuare clicca su:

venerdì 23 novembre 2012

Le Cicaline ora stanno sul ilcicalino.net




Care amiche Cicaline, cari amici Cicalini,
ci siamo trasferite sul


seguiteci e...
Diffidate dalle imitazioni



mercoledì 7 novembre 2012

Camera dei Deputati, la fontana Anisetta resta al...verde


Le Cicaline trasmigrano...





Entro breve questo blog non sarà più aggiornato.
Le Cicaline a breve trasmigrano su www.ilcicalino.net
Continuate a seguirci.



Camera dei deputati: buvette in plastica...


Brutto colpo all'indiscussa eleganza della Camera dei Deputati.
A causa di uno sciopero dei dipendenti della Compass Group addetti ai servizi della mensa, del ristorante e del bar interno alla Camera dei Deputati, anche l'aristocratica buvette di Montecitorio subisce l'umiliante conversione alla plastica...
Chi arriva oggi infatti per ristorarsi con un caffè e una brioche, dovrà utilizzare volgarissimi bicchieri e tazzine monouso di materiale non biodegradabile.
Chissà perché non hanno scelto materiale di carta, altrettanto bruttino ma molto meno inquinante.
C'è chi si lamentava della scelta mostrando molta sensibilità alla "dignità delle Istituzioni" e molta poca sensibilità per i diritti dei lavoratori.
Uno 'scandalo'...piccolo di fronte all'ondata crescente di malcostume politico, ma grande considerata l'alta
considerazione che la Camera ha del proprio decoro istituzionale.
Basti considerare che è assolutamente vietato girare in Transatlantico con le bottigliette di acqua in mano o mangiare un tramezzino al di fuori della buvette.
Ma per tornare alla vertenza sindacale che ha determinato lo sciopero, il personale sta protestando contro la decisione della Compass Group di licenziare su scala nazionale 824 lavoratori, 15 dei quali addetti al reparto caffetteria all'interno della Camera.
"A seguito della decisione unilaterale da parte dell'zienda di procedere ai suddetti licenziamenti senza la preventiva contrattazione sindacale prevista dalla legge- recita il  volantino affisso in mensa e consegnato su richiesta- proclamiamo un'azione di sciopero che coprirà la turnazione dell'intera giornata lavorativa, nella speranza di sensibilizzare l'opinine pubblica su questa problematica che potrebbe decidere il destino di 15 famiglie".
Sensibilizzare l'opinione pubblica sulla problematica?
Sembra un comunicato da collettivo anni '70.
L'unica preoccupazione dell'opinione pubblica camerale oggi
è quella di dover digiunare:
niente pasti in mensa, niente pasti al ristorante.
Per una volta funzionari e deputati condividono lo stesso destino: mettersi a dieta, almeno per un giorno.
L'opinione pubblica extra-camerale sarà contenta.



martedì 6 novembre 2012

Contro-cronaca di un funerale, Rauti, l'orazione funebre di Malgieri e l' 'io dissento' di Isabella



All'indomani dei funerali di Pino Rauti, l'ultimo gigante di destra del '900,
i più agitati erano Gennaro Malgieri e Antonio Mazzocchi.
"Quella era la stessa gentaglia che contestava Rauti in vita e che contestava addirittura Almirante" racconta oggi  in Transatlatico Malgieri.

Gennaro ha ricevuto un sacco di complimenti per l'orazione funebre di ieri: "Ma anche un sacco di sms negativi per l'articolo di oggi sul Tempo", confessa.
Un articolo nel quale Gennaro prende le distanze dalle intemperanze in chiesa, difendendo il suo vecchio amico e sodale, Gianfranco, senza tuttavia risparmargli critiche.
Turbato lo era eccome, Gennaro.
E non solo perché aveva davanti a sé il feretro del suo Maestro avvolto nel tricolore con migliaia di ex missini, ex aennini,
ma lo era anche per quell'ondata di odio che è violentemente esplosa nella chiesa all'arrivo dell'ex presidente di An e che ha travolto tutti come una frana di un ghiacciaio dolomitico. 
Un odio che ha gettato tutti dritto dritto in un pozzo nero:
la tragedia della guerra civile italiana.
Una ferita che non si è mai rimarginata perché loro erano i 'proscritti'.
E sarebbero continuati a esserlo anche dopo le vittorie del '94. E lo sono anche oggi, proscritti, e lo saranno sempre fintantoché ci sarà qualcuno, come gli ex di Forza Italia o gli ex democristiani, che  continuano a chiamarli, a definirli, con massimo sprezzo, alternativamente ex fascisti ed ex missini.
Chi conosce Von Salomon,
 conosce la vertigine di quella magnifica, rabbiosa, solitaria, voluttà di appartenenza a una comunità di sconfitti.
Sconfitti sì dalla Storia ma mai piegati negli ideali.
Risuonava la sua voce ancora più roboante del solito nella navata centrale della Chisa di San Marco.
Chiesa cara agli ex della fiamma perché lì viene celebrata la messa in suffragio del Duce, ups, del duce...
e perché proprio lì a 50 metri, Benito incontrava la sua folla adorante dal balcone di Palazzo Venezia.
Sembrava, Gennaro, nel suo eloquio pieno di pathos e di dignità,  il Marc'Antonio di Shakespeare che ricordava Cesare.
Ci mancava solo  "Amici, romani, compatrioti"...stessa sofferenza per il Padre perduto e per il padre tradito dal figlio Bruto; 
stessa lucidità nel narrare le doti, i pregi, la generosità e la lungimiranza di colui che è stato per tante generazioni un "Maestro spirituale".
Ex ventenni ora incanutiti e incravattati, tanti giovani col chiodo, tante donne in religioso silenzio e fazzoletto agli occhi per trattenere le lacrime, commosse dalle parole di Gennaro. Che andava a braccio, da grande retore qual è.
All'inizio, silenzio assoluto, tante persone impettite ad ascoltare la voce di colui che ha guidato per anni il
Secolo d'Italia nella stagione più esaltante delle vittorie di Alleanza nazionale.
Quando la pagina culturale, guidata da Aldo Di Lello, ripercorreva senza mai cadere nel nostalgismo,
il pensiero forte di personaggi che hanno fatto la storia della destra culturale italiana.
Del resto, per quella generazione, il fascismo era 'solo' una fonte sorgiva pronta però a scendere giù per li colli e 'inquinarsi' e contaminarsi con il pensiero politico della modernità.
Una sfida possibile.
Non il Fascismo del Terzo Millennio, ma una destra onesta, sana portatrice degli ideali di Dio, Patria, e Famiglia.
Pensiero pesante, in contrapposizione al post moderno, al pensiero relativo, al precarità e alla transitorietà delle mode politiche dei senza dio, degli apolidi, delle coppie di fatto e delle coppie gay.
S'è perso, poi Gennaro. Perché Rauti non era poi quel gran conservatore, anzi era colui che aveva dato una nuova identità alla destra italiana: terzomondismo, associazionismo, socialità,
comunità, ambientalismo, antipenamortismo, ideatore del Campo Hobbit, e, infine, padre di quel Msi dello sfondamento a sinistra.
Un ossimoro che inquietava la destra conservatrice almirantiana tutta doppiopetto, legalitaria, filoatlantica, e penamortista.
Scenari malgieriani che mal si conciliano
con gli ideali rautiani della rivoluzione permanente, come un  Trotsky di destra.
Infatti, dopo un po', uno starnuto, un colpo di tosse, qualche sventolio di giornale, e l'incanto si spezza.
"Un'orazione funebre non può durare mezz'ora...cazzo Genna'"...
"Ma lui quando attacca...è difficile fermarlo" perso com'è nel continuo 'citazionismo' di autori misconosciuti...Spengler, Nietzsche, Von Salomon, Pino Romualdi, Enzo Erra, 
Junger e il suo 'Trattato del ribelle' bibbia per gli ex giovani del Fronte della Gioventù, e poi Rauti come Gramsci ma declinato in 'nero'...
Mai una volta ha nominato l''innominabile', Benito Mussolini:
quasi un dispetto per quella folla che, evocando storiche figure e odiati figuri, seppelliti nell'ignominia del tradimento, ma ancora vivi nell'immaginario neofascista, aveva dato del 'Badoglio' al presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Colpevole di  cosa? 
Di aver tradito Berlusconi? E che era il Duce?
Di aver rinnegato il fascismo?
Di aver affermato che le legge razziali sono state il male assoluto? Quale politico oggi, anche di destra, potrebbe mai affermare il contrario? Lo stesso Storace, che si è autoinnalzato a custode della memoria, si guarda bene dal farlo.
Cede una sola volta alla tradizione, Gennaro quando usa per tre volte la parola 'camerata'.
Poi si ferma. Subito dopo, prende la parola Manfredi, il nipote di Pino,
figlio di Gianni Alemanno e di Isabella Rauti.
E declama una poesia: non una sua poesia, o un componimento di un giovane poeta contemporaneo, ma il simbolo della follia e genialità negletta, misconosciuta, reietta.
Un'altra figura da tragedia greca: legge una poesia di Ezra Pound, tratta dai Canti Pisani, lievemente disturbata nella sua bellezza da quell' accento un po' troppo romanesco.

Conclude Isabella Rauti: lucida, quasi fredda prende la parola e senza nessun timore di apparire puntigliosa o inopportuna, al limite della maleducazione dice:
"Mio padre non era un conservatore, né un reazionario.
Dissento da Gennaro".
Dissentire.
Nel nome della rivoluzione. 
Anche ai funerali degli altri,
gli ex 'proscritti' riescono a sotterrarsi da vivi.  













martedì 30 ottobre 2012

Monti al Wef, tutti austeri con donne su tacco 15

Magnifico esemplare di 'gambe wef' ottimamente 'scarpate' con tacco 15...
Se l'Italia corre su queste gambe...


Sì i destini del mondo, sì la reputazione internazionale dell'Italia.
Ma vuoi mettere il magnamagna?
Il mega forum organizzato dal World Economic Forum a Villa Madama per
il  Presidente del Consiglio Monti con i 'chiodi' dell'economia e della finanza italiana, anticipato dalle  Cicaline una settimana fa (Leggi),
è finito attorno a belle tavole imbandite.
Tavoli per due, il cosiddetto 'Table for two' ispirato al mangiare sano, con piatti preparati dalla chef del ristorante della Trussardi, che era tra gli invitati al club superesclusivo: una colazione di lavoro rigorosamente offerta da lei, senza tema di incorrere in imbarazzanti conflitti d'intresse.
Un menù territoriale, con involtini di melanzane, pasta al salmone e torta rustica di carciofi e spinaci.
Centrotrenta persone a gustare le leccornie enogastronomiche italiane parlando di competetività dei
"‎​Paesi europei che va armonizzata", bla bla,
"l'economia rilanciata", ecc, ecc,
"la immagine del sistema Italia recuperata", sì sì,
gnamme gnamme.
​Tutti business attire ...
inclusa la Todini...
Passaporti e nominativi controllati a tutti,  anche agli onorevoli, che zitti zitti ingrossavano la fila
per una melanzana e un carciofio.
Per questo bastava andare in giro a Campo de' Fiori.
Sai quanti ne beccavano...


Agenzia digitale: il Governo Monti punta su Ragosa



Agenzia digitale:
pronti!Partenza...
Blackout!
Il Consiglio dei Ministri di oggi nominerà- forse- Agostino Ragosa primo direttore generale della neonata
Agenzia Digitale Italiana.
Un nome, una garanzia che tanto piace... ai monopolisti di Stato.
Ragosa, 62 anni, ingegnere laureatosi al Politecnico di Napoli,
una vita spesa nell'Information Technology, ha sbaragliato i circa 200 curricula arrivati per l'ambita posizione.
(A proposito, in nome della trasparenza, non sarebbe possibile dare una sbirciatina a questi cv?) 
Ricco di un'esperienza professionale di indiscussa capacità, Agostino ha seguito passo passo i processi innovativi
delle Tlc italiane.
Prima a Telecom Italia, poi a Telespazio, Telesoft, e Atesia, ha ricoperto il ruolo di direttore operativo in Italcable prima di approdare alle Poste Italiane.
Una storia di tutto rispetto, con qualche ombra.
La sua possibile nomina infatti getta in allarme
le aziende private competitors di quelle pubbliche.
Il suo- dicono i ben informati- è un profilo da monopolista che non garantisce terzietà rispetto al libero mercato.
C'è poi un aspetto puramente tecnologico.
Ragosa non ha realizzato alcunché di innovativo.
Non è un manager 2.0,  perché- si osserva- i processi di informatizzazione tecnologica delle Poste sono stati di fatto appaltati all'Ibm, ad Hp e a Telecom.
Una triangolazione che lo scorso anno assurse ai disonori delle cronache per il collasso informatico degli sportelli per il pagamento delle pensioni e dei conti correnti di cittadini e imprese con tanto di denunce da parte delle associazioni dei consumatori.
 Un disservizio durato circa una settimana che gettò nel panico le Poste e gli utenti tanto da essere oggetto di tre interrogazioni (Pd, Udc e Lega Nord).
Per l'introduzione di quel nuovo sistema informatico, Poste Italiane ha speso, o meglio 'investito', circa 210milioni di euro per il rinnovo della dotazione hardware presso gli uffici postali, e 204 milioni di euro per lo sviluppo di software
sia all’interno del Gruppo a supporto della piattaforma infrastrutturale IT, sia dalla Capogruppo per attività del bancoposta come si legge sulla relazione finanziaria annuale del 2011. 
Ragosa è stato tra i principali promotori di questa 'infrastrutturazione tecnologica'.
E quindi tra i principali responsabili del 'baco' postale
che 'appanicò' 14 mila uffici disseminati in Italia.
Oggi,  il suo nome, quello di Agostino Ragosa è in pole
position per la rivoluzione 2.0 della pubblica amministrazione italiana e per lo sviluppo delle nostre start up
made in Italy.

Come diceva un altro Agostino, Sant'Agostino:
"Sbagliare è umano. Perseverare è diabolico".


 

giovedì 25 ottobre 2012

Monti al WEF: Poteri forti per risollevare quelli deboli

  

 
Una carrellata di poteri forti a porte chiuse...
Il 30 ottobre a Villa Madama, sotto l'egida del ministero degli Affari Esteri, e lo sguardo attento del tecnopremier Monti,
 la creme de la creme della politica italiana s'incontrerà con i vertici del mondo, Word Economic Forum e i vertici del mondo incontreranno i vertici dell'economia italiana.
Basta dare un'occhiata agli ospiti per capire che si tratta di roba seria.
Se fossero tutti generali, si potrebbe gridare al golpe.
Invece, questi gentlemen il 30 ottobre si vedranno 'solo' per risollevare le sorti internazionali dell'Italia.
Un summit nel quale sfileranno i pezzi forti del governo tecnico: oltre al presidente del Consiglio, ci saranno i ministri Grilli, Passera, Moavero, Terzi di Sant'Agata come padrone di casa, il vertici della Banca d'Italia, con Ignazio Visco, il Presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini,il vicepresidente della Morgan Stanley International, Domenico Siniscalco, Jacopo Morelli presidente di Confindustria Giovani, l'ad di Rcs Pietro Scott Jovane, imprenditori come Paolo Merloni, Stefano Micossi direttore generale di Assonomine, Giovanni Bossi, ad della Banca Ifis spa, il presidente dell'Eni Giuseppe Recchi, Marco Giovannini, Presidente e Amministratore Delegato di Guala Closures Group, Andrea Illy presidente di Illy Caffè, Enrico T. Cucchiani ceo  di Intesa Sanpaolo SpA, Alessandro Castellano ad di Sace SpA
Gianfelice Rocca,  presidente di Techint, Nerio Alessandri fondatore e presidente di Technogym SPA,
Flavio Cattaneo ad di Terna SpA, Beatrice Trussardi presidente e ad di Trussardi Group e last, but not least, 
lo sciarpato Diego Della Valle presidente del gruppo Tod's.
Insomma, la summa della finanza e dell'economia italiana. 
Tema: 'Rebuilding Europe's competitiviness', ovvero, ricostruire la competitività europea.
Partendo dall'Italia.
Questo,  il titolo non lo dice ma visto che ci sono solo italiani, lo diciamo noi.   
A dare il benvenuto, il fondatore e guru del World Economic Forum
Klaus Schwab.

La nuova Davos italiana parte da Villa Madama?
L'unica cosa certa è che il presidente Monti
interverrà dopo Schwab ed è stato proprio il senatore a vita, potenziale futuro presidente del Consiglio eletto, il principale supporter di questo vertice.
Cosa si diranno, sarà difficile saperlo.
I media non sono stati invitati.
Tenete a bada gli appetiti, dunque.
Il potere vero, quando decide, con la stampa non parla.
E se lo fa, è solo per notifica.

mercoledì 24 ottobre 2012

Mibac: Nastasi lascia il gabinetto di Ornarghi senza neppure l'onore delle armi...

Lo abbiamo scoperto solo oggi, 'galeotta' la cicalata 'melandrina'.
Il potentissimo Salvo Nastasi non è più capo di Gabinetto del Ministero dei Beni Culturali,
ruolo che aveva  durante il mandato di Sandro Bondi e Giancarlo Galan.
Il delicatissimo ruolo ora è in capo ad Adriano Rasi Caldogno.
L'avvicendamento si vociferava già ad agosto,  ma l'ufficializzazione è arrivata  a settembre.
La notizia è stata considerata una 'non notizia' dal Ministero del Beni Culturali tanto
che facendo una ricerca sul sito del ministero non siamo riusciti a trovare alcuna informazione relativa
al cambio di guardia.
Strano.
Il ruolo di Nastasi è sempre stato piuttosto 'chiacchierato', come si dice nella Città Eterna.
Non solo per le sue liaisons politico-istituzionali-sentimentali,
ma anche per il peso specifico dell'uomo, il cui nome è stato fatto
nelle  intercettazioni sulla P4 vicenda Bisignani e nella
gestione dei fondi Arcus.
Un profilo a tutto tondo sul quale sono volate numerose interrogazioni, tra le quali quella del sen. Lannutti dell'Idv.
Nastasi, che da capo di gabinetto manteneva anche l'incarico di direttore generale dello Spettacolo dal Vivo oggi (che a tutt'oggi conserva) è stato dunque fortemente ridimensionato anche se lo stipendio è comunque ragguardevole:
160mila euro lordi all'anno.
Questo cambiamento è passato sotto traccia, o quasi.
Ne ha parlato soltanto l'Adn Kronos che con un lancio di quattro righe quattro - chapeau-  informa il 31 luglio dell'avvicendamento citando fonti non ufficiali.
Nulla invece si sa degli emolumenti per il  nuovo responsabile del Gabinetto, Cardogno,
la cui nomina è avvenuta il 1^ settembre.  
L'attuale responsabile del Gabinetto, per l'operazione trasparenza, è elencato sul sito del Mibac ma privo della relativa informazione sullo stipendio.
Insomma, ancora una volta, il governo degli Ottimati, guidato dall'ottimo Monti,
usa la tecnica del 'vedo-non vedo'.
Nuovi Gabinetti, stessa merda!

Melandri: una Maxxi famiglia per i famigli di Nastasi del Mibac



Ma insomma:
possibile che la politica italiana funzioni sempre allo stesso modo...?
Il modo è quello descritto con esemplare sinteticità da Leo Longanesi:
"Tengo famiglia".
E famigli...aggiungiamo oggi.
La nomina della bella Melandri non nasce né per caso né tantomeno per le indiscusse capacità tecnico-professionali-manageriali dell'ex ministro.

Nasce seguendo la classica tecnica tutta italiana:
quella delle cordate.
In questo caso cordate familiari.

Giovanna Melandri è cugina di Giovanni Minoli, sì proprio lui, il geniale ideatore di format televisi e di approfondimenti d'inchiesta.
Nel 2009, Minoli è stato nominato dalla Regione Piemonte Presidente del Museo d'Arte Contemporanea del Castello di Rivoli.

Il potentissimo Salvo Nastasi, già  capo di gabinetto del Ministero dei Beni Culturali durante la 'guida' si fa per dire di Bondi e Galan, ora direttore generale per lo spettacolo dal
vivo


ha poco più di un anno e mezzo fa ha impalmato la  figlia di Giovanni Minoli, Giulia.

L'unica associazione del settore che si è congratulata per la scelta 'melandrina' (da vera paracula, ci si perdoni l'epiteto vernacoliere)

è l'Amaci, l'associazione Musei di Arte Contemporanea,  presieduta da Beatrice Merz, condirettrice del museo presieduto da Minoli.

Il ministro Ornaghi, che brilla per lucidità e perspicacia conclamate..., si sarà accorto che uno dei direttori più potenti del Mibac ha lavorato per la cugina del suocero come presidente del MAXXI?
Chissà. Non sempre i prof. sono così smaliziati.

Gli smaliziatissimi del Pdl però che fanno?
Anche loro stanno in dormiveglia. 
Sanno tutto e, tranne quello 'sgarbato' di Gasparri, si limitano a qualche attacco d'ufficio senza affondare.
Un po' per amicizia con Ornaghi, un po' per complicità con Nastasi che è stato capo di gabinetto anche degli ex ministri
Sandro Bondi e Giancarlo Galan.

Una bella 'Mela' avvelenata per la reputazione del Governo Monti.
Che è passato dai conflitti d'interesse di berlusconiana memoria

ai conflitti di interesse...di famiglia.
Un vero spettacolo, dal vivo.
Il cv dell'evergreen Nastasi dal sito Mibac

mercoledì 17 ottobre 2012

Ddl anticorruzione: magistrati fuori ruolo impegnati a salvare il proprio ruolo...



C'è il Salva-Ruby, ma c'è anche il salva magistrati fuori ruolo.
Nel ddl anticorruzione che tante pene sta dando a questo governo di ottimati,
il punto più delicato non riguarda la politica né le cariche elettive,
ma riguarda la casta dei superintoccabili, l'ultracasta per eccellenza:
i magistrati fuori ruolo.
Si tratta di un numero cospicuo di consiglieri dello Stato che operano al di fuori della magistratura
perché in servizio presso i ruoli chiave della Pubblica Amministrazione.
Oggi ce ne sono ben 260.
Figure apicali che vengono sottratte dal loro incarico naturale per andare a coprire funzioni di responsabilità molto ben retribuite, e al di fuori di ogni possibile intervento regolatorio, come dimostra questa vicenda...
Capi di gabinetto, capi del legislativo di ministeri chiave come quello della Giustizia, della Pubblica Amministrazione, a Palazzo Chigi, nelle Ambasciate, nelle Autorithy, in politica.
Qualche tempo fa se ne occupò anche il Consiglio superiore della magistratura che con una circolare 'consigliò' di contenere il fenomeno nel vano tentativo di impedire la formazione di vere e proprie carriere parallele.
Tutto inutile.

Finché la questione non è esplosa grazie al dibattito parlamentare: la radicale Rita Bernardini ha presentato una proposta di legge per regolamentare la questione. Ma come si sa, i tempi dell'approvazione di un disegno di legge governativo sono già lenti, figuriamoci quelli di un 'semplice' parlamentare.
A recuperare l'argomento, il deputato Roberto Giachetti, che con un emendamento al ddl anticorruzione poneva paletti ben precisi:  1) non si può rimanere collocati fuori dalla magistratura per più di cinque anni consecutivi; 2) durante il collocamento fuori ruolo il magistrato non può percepire due stipendi.
La Palisse direste.
Seeeee!

Il Pd, di cui l'ex radicale Giachetti fa parte, ha mostrato segni di irrequietezza, non votando l'emendamento: nel Pd c'è il maggior numero di magistrati fuori ruolo...
Ora spetta al Senato chiudere la 'partita', e con la fiducia messa dal Governo pare che questo problema sia stato risolto. Come?
Secondo Giachetti "azzerando la norma" da lui proposta.
In sostanza, l'intesa tra governo e maggioranza si basa su tre punti.
Primo: obbligo di considerarsi fuori ruolo per i magistrati che
svolgono funzioni apicali. Secondo: delega al governo, di
quattro mesi, per stabilire ulteriori casi di fuori ruolo.
Terzo: non ci sara' nessuna deroga, ma per le toghe che svolgono
incarichi presso gli organi elettivi, quelli di rilevanza
costituzionale e le Corti internazionali, il limite dei 10 anni
consecutivi per il collocamento fuori ruolo comincera' a
decorrere dall' entrata in vigore della legge.
Ma chi ha scritto o riscritto la norma?
I  magistrati fuori ruolo del ministero di Giustizia e della Pubblica Amministrazione.
Conflitto d'interesse?
A ciascuno...il suo.


martedì 16 ottobre 2012

Governo: provvedimenti in un total nude che provoca imbarazzi



In trasparenza assoluta, anzi in total nude.
Palazzo Chigi ha deciso di togliere il riserbo sugli atti deliberati dal Consiglio dei ministri caricandoli sulla pagina di Governo.
Il ddl stabilità, licenziato lo scorso 9 ottobre, è stato oggi pubblicato sul sito di Governo.
Il disegno di legge non è ancora stato autorizzato dal Capo dello Stato, secondo all'art. 87 della Costituzione,  per la necessaria trasmissione alle Camere.
Eppure sul sito si può leggere tutto il provvedimento, la cui relazione illustrativa è addirittura incorniciata nel frame atti parlamentari della Camera dei Deputati.
Sconcerto e stupore tra gli altissimi burocrati di Palazzo Chigi.
Vortice di telefonate, alcune direttamente al segretario Manlio Strano il quale se n'è lavato le mani.
La responsabilità di questo total nude policy è tutta del sottosegretario Catricalà,
il quale- pare- su imput della portavoce del Presidente Monti, Betti Olivi,  avrebbe imposto a tutti
la totale trasparenza degli atti del Cdm.
La poverina non ha la sensilità istituzionale per capire che lei è il direttore della comunicazione del sito di Governo e non Dagospia.
Se il Capo dello Stato non ha ancora autorizzato la trasmissione del provvedimento alle Camere,
la sua pubblicazione è un atto irrituale se non di grave scorrettezza istituzionale nei confronti di Napolitano e della Camera dei Deputati.
Alla quale,  a sua insaputa, viene trasmesso un atto ufficialmente... ancora non trasmesso.
Paesi di matti.


Italia Digitale: Il 'Passera 3' non è ancora atterrato al Quirinale...



Non ci siamo distratte...
Le Cicaline sono sempre attente a ciò che succede nei Palazzi.
Abbiamo aspettato un po' prima di riparlarne.
Ma a oltre 10 giorni dal famoso consiglio dei ministri che ha deliberato il decreto legge  “Misure urgenti per l’innovazione e la crescita: agenzia digitale e startup”, il testo  è ancora in giro per i ministeri.
Il cosiddetto 'Passera 3' non è ancora atterrato sull'Alto Colle.
Non è certo una novità.
Spesso i provvedimenti che entrano in Cdm sono bozze, ma nell'arco di una settimana dopo aver limato, tagliato, sistemato, corretto, l'iter si conclude con la firma del Capo dello Stato, la sua pubblicazione in Gazzetta e la trasmissione a una delle Camere che inizia l'iter di conversione.
Ebbene, questa volta il tempo è stato un po' più lungo.
Troppo lungo.
Del resto, ci sono provvedimenti davvero più urgenti, anzi cogenti.


Anche se non si può certo sottovalutare l'importanza che il ministro Passera,il governo tutto, e gli operatori di settore, hanno attribuito a questo provvedimento
considerato l'ossatura dell'Italia digitale prossima ventura, capace di cambiare le sorti di un Paese in declino.
Il decreto legge, per la corposità degli interventi, la completezza delle misure,  è considetato da tutti un vero e proprio Anno Zero per la pubblica amministrazione, per la scuola, per le aziende e per le ormai famose star up.
Già le start up, un termine usato e abusato...
di cui spesso i politici e i governanti si riempiono la bocca senza tuttavia capire di che caspita si parli.
Una specie di Eldorado digitale? Forse...
Una sorta di paradiso dell'economia futura? Anche...
Lo stesso Passera, prima ancora del decreto legge, aveva  approntato una task force di tutto rispetto per promuovere lo sviluppo dei queste micro aziende innovative che, trovandosi allo stato embrionale, necessitano di incentivi e facilitazioni. Un  microcosmo d'eccellenza sperimentale e di tecnologia d'avanguardia da cui nascono le meraviglie di cui si favoleggia in America, in India, in Cina.
In Italia nulla accade naturalmente...
In Italia serve un decreto legge.
Ma il decreto legge ancora non esiste.
Se ne è parlato, si è materialmente prodotto, si è deciso, e si è deliberato.
Ma il dl ancora non c'è.
Misteri d'Italia.

Più che un Eldorado questo decreto, 
sembra l'Araba Fenice. 



venerdì 12 ottobre 2012

Idv: con Maruccio l'anno zero per Di Pietro, si torna a mangiare panini...

 
 
L'affare Maruccio nel Lazio si fa sempre più serio e nell'Idv, ancora tramortita, c'è chi comincia a tagliare pure sul pranzo. Niente ostriche e champagne per il senatore dipietrista Stefano Pedica, che poco dopo le 13 e' stato pizzicato a consumare un frugale panino e un bicchiere di birra su una panchina di piazza Risorgimento, a Roma. Alle spalle i gabbiotti della festa regionale dell'Idv, chiusa in anticipo dopo lo scandalo dei fondi sottratti alla Regione. Il senatore ha l'aria pensierosa e, tra un boccone e l'altro, forse pensa già al futuro del suo partito. Pare che voglia fare un passo indietro da senatore per candidarsi come semplice consigliere alle prossime regionali. Forse un modo per far capire che sul territorio si riparte dal panino...

giovedì 4 ottobre 2012

#PrimariePd: il popolo delle primarie, il 'popolo' degli eletti...




La bozza del regolamento per le primarie del Pd già circola sulla
rete, sulle agenzie, sui giornali.
Su twitter si è scatenata l'ironia con l'hashtag #primariepd,# nuoveregoleprimariepd, #regoleprimarie, ne parleremo con una selezione dei migliori...
Sul sito del Partito democratico, ovviamente, neppure un cenno
alla polemica serrata che sta divampando tra i bersaniani e i renziani. 
Ma un big bang sta per abbattere sui dinosauri del Partito che, nel disperato tentativo di contrastare la stella di Renzi, frantumano quel poco di democrazia interna che avevano.
Trattandosi di un canovaccio, è impossibile trovare il decalogo del bravo sabotatore sul sito di un partito che, per impostazione culturale e politica,  
ha il marchio di fabbrica 'Botteghe Oscure'.


Tuttavia per chi volesse fare il confronto con le primarie del 2005,

quelle 'open'dell'Unione, che decretarono la gloriosa vittoria di Prodi con il popolo dei gazebo,
può farlo cliccando qui:
Le differenze sono notevoli.
Un'unica cosa accomuna il regolamento delle  passate primarie alla bozza che circola oggi: l'impegno a sottoscrivere l'adesione al programma proposto.
Insomma, una sorta di vincolo di mandato per gli iscritti.
Che sono, sia chiaro, privati cittadini.
Una vera e propria contraddizione visto che il parlamentare ha estrema libertà di movimento come dimostrano transfughi alla Camera e al Senato: ben 141 neppure 4 anni.


Del resto, la libertà di movimento è un sacro principio stabilito dall'art. 67 della Costituzione che recita:
"Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato".
Una sorta di costituzionalizzazione del trasformismo di depretisiana memoria.
Insomma, tu elettore democratico devi essere come il carabiniere:
nei secoli fedele.


Loro, i parlamentari possono fare come cazzo gli pare.
E' la democrazia, bellezza.