venerdì 4 maggio 2012

Rassegne stampa on line: la Fieg convoca i services per imporre la sua linea. Per ora inutilmente



Prosegue nel silenzio più assoluto da parte dei media tradizionali, la campagna 'oscurantista' della Fieg.
La Federazione degli editori sta convocando in queste settimane le aziende fornitrici di rassegne stampa istituzionali per imporre il pagamento di royalities secondo una percentuale variabile di anno in anno (il 4 per cento per il primo anno, il 7 per il secondo il 10 per il terzo).
Vogliono chiudere la partita.
Ma in assenza di una normativa cogente, o di una interpretazione autentica del dirtto d'autore sul web, le aziende si rifiutano di pagare quello che considerano una sorta di 
'pizzo'.
Del resto, lo slittamento sine die del regolamento, redatto dall'Agcom per fare chiarezza su una materia normata da una legge di oltre 70 anni e 'stressata'dalla nuova frontiera del web, rende la 'trattativa' tra Fieg e imprese piuttosto difficile. Gli editori non sanno più a quale santo (codicillo) appellarsi.
Corrado Calabrò, il presidente in scandenza dell'agenzia, se n'è lavato le mani. 
Opportunamente, diremmo.
Una riforma del genere avrebbe fatto gioire gli editori, ma avrebbe fatto infuriare i 'webcitizens'.
Che ancora per po' di tempo, e speriamo per molto, potranno utilizzare le rassegne stampa on line delle Istituzioni che non si sono piegate ai diktat della Fieg.
Tra queste non c'è Palazzo Chigi.
Mentre 'resistono' la Camera dei Deputati e
il Senato della Repubblica.


La relazione di fine mandato di Calabrò
News da Radicali.it

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