martedì 14 febbraio 2012

Speciale 'Il Cicalino': la twittermania dilaga tra giornalisti e politici. Ma...




Feltri, Ferrara, Pierluigi Battista, Tommaso Labate e Pirri Ardizzone tra le firme,
Fini, Casini, Giachetti, Sarubbi tra i politici

La web addiction dilaga tra i giornalisti e i politici italiani. Come sanno i frequentatori della rete,la web addiction non è un additivo per rendere più efficace la comunicazione on line. Tutt'altro: è la dipendenza dal web, in particolare da Facebook (amato soprattutto dalla 'gente comune') e da twitter, diventato ormai lo strumento più usato per parlare, per parlarsi e spesso anche per parlarsi addosso. Una vera e propria febbre, quella del cinguettio, che sta colpendo l'intellighenzia politica e intellettuale italiana, solo appena appena sfiorata dalla paura di incappare in qualche ridicolo errore di sintassi.
Gli ultimi approdi nobili sono quelli di Giuliano Ferrara con ferrarailgrasso e quello di Vittorio Feltri che hanno suscitato gli osanna e la meraviglia dei twitteristi compulsivi.
Ma c'è anche Pierluigi Battista, sempre acuto, nient'affatto autoreferenziale e perfettamente rispettoso delle regole e retweettato a rotta di collo.
C'è il giornalista del Riformista, Tommaso Labate, brillantissimo sulla carta stampata, un po' intimista sulla rete.
C'è il giornalista dell'agenzia, Vasco Pirri Ardizzone, che ha perfettamente compreso l'uso del media anche per campagne sociali e di protesta.
C'è anche il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli e il mammasantissima Paolo Mieli.
Ma loro non fanno proprio testo anzi, ashtag, sulla rete...
Passiamo ai politici. L'efficacia del loro messaggio spesso dipende dal ruolo che ricoprono. Gianfranco Fini, per esempio, ottimo comunicatore reale, quando sta sulla rete diventa molto asettico, non buca.
Sì, ha follower che retweettano i suoi 140 caratteri, ma è più come atto di fede. Sarà sicuramente per il ruolo istituzionale, anche se un po' più di spirito graffiante o di verve ironica non guasterebbe.
Forse basterebbe un bravo selezionatore di frasi.
Suggerimento che può essere esteso anche a due twitteristi provetti come Angelino Alfano e Maurizio Lupi che non hanno ancora capito che twitter non è un piccione viaggiatore o una cassetta postale, ma una diversa modalità di comunicazione.
Urge anche per loro un corso di comunicazione politica sul social media. Un altro che proprio non sa stare sulla piattaforma è il presidente dell'Udc, Casini.
Non è che già di persona abbia questo carisma irresistibile (a parte l'avvenenza fisica), ma su twitter affloscia gli animi più entusiasti. Una sola volta è uscito fuori dal ruolo imbalsato con un bel 'vaffanc...' al collega Andrea Sarubbi.
Il bel Pierferdy aveva raccontato un piccolo incidente occorso alla sua macchina: "Con un albero sulla macchina spero che mia figlia trovi un #taxi a Fiumicino. # neve non sempre bella!". Il democrat, animatore di #opencamera gli ha domandato: "Quale macchina?. E lui: "Su quella di mia moglie, che c'è di strano?" per poi lasciarsi andare con un bel "ma vaff...'.
Ed è stato l'unico giorno che ha conquistato una citazione sui giornali che seguono la comunicazione on line dei leader.
Un altro compulsivo è il deputato Rao, portavoce di Casini prima e ora. Ogni volta che il Casini interviene alla Camera, c'è lui dietro che lancia e rilancia su twitter le frasi più importanti del suo presidente. Una cortesia che usa solo per lui.
Infine, c'è Andrea Sarubbi, appunto, sul quale bisognerebbe scrivere un capitolo a parte. Tanto facondo sulla rete, quanto muto in Aula. In questo completamente diverso dal collega di partito, Robetro Giachetti, presente sulla rete, ma interventista durante le sedute. Afflitto da una fortissima dipendenza da Twitter, Sarubbi ha evidentemente scambiato il compito proprio del deputato, (il sindacato ispettivo, gli atti di indirizzo e controllo, e di presentazione di pdl) con la navigazione e la comunicazione on line.
Mentre sarebbe logico che un parlamentare si 'vantasse' di quante interrogazioni, mozioni, e progetti di legge presenta, lui si 'vanta' ogni settimana coram populo e puntuale come una cambiale la sua audience.
Il che è molto meno comprensibile.
Attentissimo a quanti seguaci ha, con il relativo incremento, quanti nuovi seguaci, quanti retweets ha avuto, quante liste, quante menzioni, ci informa del suo inarrestabile sucesso. L'ultimo aggiornamento, pochi minuti fa: "My week on twitter: 606 retweets received, 17 new listings, 638 new followers, >1k mentions". E sempre in inglese...Sarà la 'netiquette'...
Patetico? Forse. Sembra quasi la riproposizione in termini virtuali della virilità una volta decantata negli spogliatoi ed espressa in doti amatorie.
Oggi ci si accontenta dei retweets...Ma anche questa è politica. Poi dici perché il Pd ha le pezze al culo, tanto per fare uno strappo alla 'netiquette'.
Una ironica twitterista, la settimana scorsa ha lanciato una proposta: "Aiutiamo questi profili a uscire da twitter".
Mai campagna politica e sociale fu più azzeccata.
Aiutiamoli!

1 commento:

  1. Il Cicalino Ottimi twitteristi ci segnalano che l'aggiornamento automatico in inglese è un'app, quindi il politico che si 'vanta' di quanti followers (ecc.ecc.) è un po' vittima di questa contabilità automatica. Giusto. Ma l'applicazione può sempre essere disattivata...Quindi se non viene disattivata da vittima diventi carnefice...

    RispondiElimina