martedì 17 aprile 2012

Editoria, ecco le percentuali chieste dalla Fieg: vedere moneta comprare cammello!



Nel silenzio più assoluto, muovendosi come una vera e propria lobby di potere,
la Fieg ha chiesto alle aziende fornitrici di rassegne stampa on line il pagamento di un
'viatico'.
Le aziende potranno lavorare sul cartaceo fornendo il digitale a terzi soltanto se
pagherà alla Fieg per il primo anno di servizio  il 4% sul fatturato 'rassegna',
il 7% il secondo anno
e il 10% per il terzo anno.
Una proposta che getta nello scompiglio le società di settore
che considerano esorbitante la quota gravante peraltro tutta sulle loro spalle.
Non soddisfatta, la Fieg vorrebbe imporre una fee anche alle imprese private che offrono il servizio di rassegne stampa web sul proprio sito internet. 
Il 'quantum' non è stato ancora calcolato ma dovrebe essere definito sulla base degli accessi alla pagina di rassegna. 
Un'offensiva in grande stile quella della Fieg tesa a compensare le perdite di copie determinate, secondo gli editori, dalle rassegne on line.
Peccato però che uno studio scientifico-statistico sulla connessione tra calo delle vendite e rassegne on line non sia stato mai  fatto pubblicato o diffuso, almeno da organi terzi a scanso di conflitti d'interesse...
Né la Fieg ha mai intentato una causa contro pubbliche amministrazioni o grandi aziende fornitrici di rassegne stampa sulla base della violazione del diritto d'autore.
Perché?
Qualcuno sostiene che gli editori preferiscano la trattativa.
Non si capisce quale trattativa visto che più che trattare...
la Fieg sta imponendo la sua linea,  grazie anche all'acquiescenza di Monti.
Altri sostengono che la 'volatilità' del diritto d'autore sul web renda impossibile alla Fieg una sentenza certa di vittoria.
La Pubblica Amministrazione sarebbe esentata dal pagamento di questa nuova fee a patto però che 'oscuri' la rassegna dalla rete e la renda visibile solo in modalità intranet.
La Fieg, novello Arpagone, si ritroverebbe dunque con: 
-  i soldi cash provenienti dalle aziende fornitrici di rassegne; 
- i soldi cash provenienti dalle imprese private che offrono il servizio di rassegna sui propri siti;
-  i soldi (più o meno) cash  del finaziamento pubblico dei giornali, più  tutti i benefits legati alla scontistica sulla carta e sugli abbonamenti.

In questo caso, a continuare a pagare sono tutti i cittadini. 
Per la Fieg questo è sussidio fondamentale per il pluralismo dell'informazione e per la democrazia!
Per il loro concetto di democrazia...

  

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