giovedì 5 aprile 2012

La caduta degli 'dei': anche loro invecchiano

C'è qualcosa di drammatico nel comune destino di due vegliardi della Seconda Repubblica.
Le parabole discendenti di Emilio Fede e di Umberto Bossi, così diversi in tutto, per professione, per individualità, per ruoli, dimostrano solo una cosa:
quanto sia triste avvicinarsi alla fine della vita
con un 'cigno nero' che getta un'ombra buia e tristissima sui percorsi di un'intera esistenza.
Il primo, 81 anni, alle prese con un'indagine sui soldi di dubbia provenienza, alle prese con olgettine e 'puttani' vari, e con l'onta del traditore che ha lucrato sul suo benefattore.
L'altro, ha dieci anni di meno, a settembre ne farà 71, con una malattia che lo ha reso resipiscente e circonvenzionabile, vulnerabile come un anziano uomo malato. 
Perché ridursi a tanto?
Perché non ritirarsi a vita privata prima ancora che la stella cadente raggiunga il punto di caduta nel cielo volubile della politica e dello showbiz.
Berlusconi in questo è stato molto, molto più lucido: ha scelto lui quando e come staccare la spina, senza subire l'umiliazione della rovinosa caduta. Anche in questo dimostrando una statura da Highlander: ne rimarrà solo uno. Ancora lui.


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